Si parla molto di Upskilling e Reskilling, termini generici che indicano l’aggiornamento delle competenze. Questi possono voler dire un po’ tutto. L’esigenza di ampliare le competenze del personale aziendale può riferirsi a qualunque ambito.

La richiesta maggiore degli ultimi tempi è data dall’ upskilling come adeguamento alla digitalizzazione aziendale. Molti lavoratori infatti avevano ed hanno, poca dimestichezza con il digitale e negli ultimi tempi si sono ritrovati ad aggiornarsi per riuscire a lavorare da remoto, adottare nuovi tool. Non è semplice quando mancano le basi di alfabetizzazione digitale.

Ciò di cui vorremmo parlare in questo articolo è però l’Upskilling e/o Reskilling rispetto all’automazione e l’Industria 4.0. Questo è infatti un caso specifico che le aziende stanno valutando e, ci permettiamo di dire, non potrebbero fare altrimenti. L’argomento porta con sé aspetti non solo strettamente legati alla produttività e al profitto dell’impresa, ma ha conseguenze sociali ed economiche importanti di cui tenere conto.

Se è vero che l’azienda deve essere sostenibile a livello ambientale, sociale ed economico,  non può non andare incontro alla tecnologia, altrimenti chiuderebbe i battenti in pochi anni e questo è ormai assodato. Dall’altro lato non può non tenere conto dell’impatto che tali tecnologie possono avere sui lavoratori e sull’occupazione.

Occupandoci di formazione, quindi di Upskilling e Reskilling, nonché di Industria 4.0, riteniamo fondamentale evidenziare gli effetti sociali ed economici che sono previsti in seguito all’automazione dell’industria.

L’INDUSTRIA 4.0 E L’AUTOMAZIONE DISTRUGGERANNO POSTI DI LAVORO?

Rispondere a questa domanda con un no, non sarebbe corretto.

Infatti, l’automazione distrugge lavoro laddove sostituisce in parte o del tutto, operazioni prima effettuate dall’essere umano.

Quindi la paura che da sempre accompagna tutte le rivoluzioni industriali e l’avvento delle nuove tecnologie è fondata? Saremo sostituiti dai Robot? No, questo non è vero e non potrà mai esserlo.

Storicamente la tecnologia crea più lavoro di quanto ne elimini. Probabilmente l’Industria 4.0 non farà eccezione. Basti pensare al fatto che bisogna sapere costruire, programmare, utilizzare, riparare, gli strumenti tecnologici. Interpretarne i dati, prendere decisioni, coordinare il lavoro sono cose ancora in mano agli esseri umani.

Secondo un report del World Economic Forum, entro il 2025, 85 milioni di lavori saranno in qualche modo sostituiti parzialmente o integralmente dalle macchine, mentre potrebbero emergere 97 milioni di nuovi ruoli che sono più adatti alla nuova divisione del lavoro tra uomini, macchine e algoritmi.

Questo dovrebbe quindi tranquillizzarci sul fatto che non saremo sostituiti dai Robot e che avremo più lavoro di quanto ce ne sia oggi.

Ma sarà così per tutti? A che servono quindi l’ “Upskilling e Reskilling”

UPSKILLING E RESKILLING: FORMARE PER NON AMPLIARE LE DISUGUAGLIANZE

Quindi pare che i lavori creati dalle nuove tecnologie dell’Industria 4.0 e dall’automazione in generale, saranno maggiori di quelli parzialmente o totalmente aboliti. Possiamo stare tutti tranquilli?

Purtroppo questi lavori non sono equamente suddivisi tra le diverse fasce lavorative ed il rischio enorme è quello di aumentare notevolmente il gap già esistente e lasciare indietro le fasce più deboli della popolazione con minori competenze.

In questo ovviamente l’istruzione ha un ruolo fondamentale. Promuovere programmi di studio che diano le basi per i lavori del futuro è importantissimo. C’è molto da fare per aumentare gli studenti delle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).

Ma il cambiamento nelle aziende è molto più veloce e non si possono aspettare nuovi percorsi scolastici che immetteranno nuovi lavoratori sul mercato tra diversi anni.

Questo è secondo noi il vero ruolo dell’upskilling e reskilling in questo preciso momento. La formazione deve prevedere una quota importante agli impiegati e agli operatori che altrimenti si troveranno a breve senza le competenze adeguate.

Coltivare i lavoratori dando loro nuovi strumenti, nuove conoscenze per affrontare il cambiamento in atto, aumentando le competenze in azienda adesso.

LA RESPONSABILITÀ NON È SOLO DELLE AZIENDE…

Per fortuna ci sono molti lavoratori che sono lungimiranti ed entusiasti di imparare, migliorarsi e tenersi al passo con le innovazioni.

Spesso però le persone hanno paura di cambiare. Quando facciamo formazione upskilling o reskilling, ci rendiamo conto che le resistenze sono molteplici. L’insicurezza dell’affrontare le novità, la concezione del “ho sempre fatto così”, l’idea che il nuovo sia un male, sono molto radicati.

Noi come ente di formazione insieme agli HR delle nostre aziende clienti, abbiamo il dovere di dare un quadro chiaro e completo dei motivi per cui il progetto di Upskilling o Reskilling è importante nel caso specifico.

Le aziende non sono le uniche responsabili dell’impatto che l’automazione potrà avere sull’occupazione.

Le persone stesse devono rendersi conto dell’importanza di adeguarsi al futuro del lavoro.

La scuola ha un ruolo fondamentale nell’istruire i nuovi lavoratori di domani.

Noi aziende di formazione dobbiamo essere pronte a portare competenze sempre aggiornate e soddisfare i bisogni reali delle imprese, anche attraverso la partecipazione alle politiche attive del lavoro.

Una responsabilità idealmente condivisa per un futuro più sostenibile ed equo.